venerdì 27 febbraio 2009

I genitori

Un viaggio lunghissimo, la solita giornata di Master.
Ritorno a tarda sera. Sono stanchissimo.
Vedo i miei e penso alla casa tanti anni fa, a come sono cambiate le cose, i ruoli, ai tempi andati.
Vedi tuo padre stanco ed invecchiato, tua madre che ti vede con occhi sbiaditi e ti riimmagina piccolo piccolo, incapace di non temere che il mondo esterno possa aggredire quel figlio che non riesce a vedere adulto.
Scorgi che vecchie abitudini sono diventati ricordi e che le tue passioni ed il tuo lavoro non possono essere condivisi, se non attraverso racconti superficiali ed approssimati che non destano alcun interesse se non quello dovuto della buona educazione

Penso al passato, al presente e mi chiedo come sarà il futuro e se avrò nostalgia quando riassapererò questo momento preciso, che in qualche posto ed in qualche luogo è già diventato passato.

mercoledì 25 febbraio 2009

C'è una decisione che domani devo prendere.
Soldi da una parte, maggiori prospettive ma anche maggiori incertezze dall'altra.
Che fare?
Stare attaccati ancora per qualche mese al guadagno?

lunedì 16 febbraio 2009

La fine di un'esperienza

Una nuova stagione

Vi siete mai trovati nella situazione di lasciare il vostro posto di lavoro, dopo averlo visto come una casa, dopo aver conosciuto tutte le persone che piano piano si sono affezionate a voi e, dietro la maschera di professionalità, viceversa?

Mi sono affezionato al luogo e penso a quanto in un arco temporale così relativamente breve sia cambiata radicalmente la mia vita ed il mio modo di essere.

Mi sono affezionato ai ricordi, ai volti, alle immagini del Corso, ad ogni vissuto che rispecchia la mia anima.

Mi sono perso e ritrovato in questo sentiero della vita. Un sentiero breve ed intenso che credo che ricorderò sempre veramente e che altrettanto onestamente osserverò da chissà quante visuali.

Sai, capisco i vecchi ed i pensionati, che lasciano lì, sul selciato, una parte di sè e della propria vita, una grande parte, per una azienda che magari un giorno ti scarta esattamente come ti aveva scelto. 

Io me ne vado. A testa alta.

Me ne vado rinunciando ad una immagine del futuro troppo definitiva e statica, che non credo mi appartenga. Non credo di scostarmi molto da ciò che sento se dico che preferisco cercare, cercare e cercare ancora per piangere o ridere grazie a sentimenti che ancora mi mettono la pelle d'oca e che mi fanno assaporare, gustarmi e sudare le vecchie mille lire per una pallina di gelato.
Lo so che sembra un paradosso eppure è tutto più vero lontano dalle maschere che ogni giorno, senza coscienza, indissiamo e che ci allontanano irrimediabilmente da noi stessi, coperti da quel mare di merda che ci pervade tra inutilità fatte di niente.

Sono arrivato per 700 euro al mese, poi 1200, poi 1250, poi 1300, poi 1600, poi 1700, poi 1800 e poi ho superato i 2000 e poi le promesse per 2300, 2400, 2500 euro. con tredicesima, quattordicesima e l'entrata con lo 0,1% nella società.
Ma siamo matti? Cosa diventa così?
La cosa che so è che rischio di diventare quel che non sono.
E quindi addio.
Mi prendo il posto semplice, semplice di ricerca a 700 euro al mese, in un luogo fantastico, mentre porto a termine anche quest'avventura del master.
Torno a valorizzare anche quei cinque euro che avevano perso valore nel mio credo, ad integrare la mia vita raccogliendo spiccioli con talenti splendidi quali chitarra, blues e scrittura.
Lascio che mi pervada d'amore ogni cosa semplice sperando d'offrire un sorriso alla persona semplice che vorrà strapparmelo e che avrà voglia di coglierlo.

Rinizio da capo con splendidi ricordi d'un 2008 splendido. ma questo vale solo per chi sà cogliere il lato migliore della vita. ne abbiamo una sola.

Cuba, scrittura, sogni, desideri, speranze, attendentemi e trascinatemi con la vostra forza lontano dalla monotonia d'un animo che non sa più piangere e ridere.

mercoledì 11 febbraio 2009

Parassiti. I ricercatori che fanno la fame.

Ragazzi il futuro di ricerca qui in Italia fa schifo.
Allora. Un bando, un concorso, un esame.
Una borsa di studio disponibile.
Partecipo.
Me la aggiudico.

Ieri mi contattano per fare parte d'un comitato etico per il controllo delle sperimentazioni da parte delle industrie farmaceutiche. Gestione delle attività regolatorie e della legislazione farmaceutica valutando tutte le norme inerenti alla buona fabbricazione.

Non mi par vero.

Oggi vado al colloquio. All'ospedale sito a pochi passi da casa.

Vado dopo il lavoro con l'emozione del novellino, col sorriso sulla bocca.
Entro. Luogo splendido, straprofessionale, tutti in camice, provette che girano tra un laboratorio e l'altro, organizzazione, pulizia, lavoro dietro ad un progetto di ricerca importante, quale la sicurezza di tutti gli studi clinici che permettono ad una molecola di diventare farmaco.
Un iter difficoltoso e lunghissimo, che quasi sempre si schianta dietro i rigori richiesti prima di arrivare a destinazione.

Rimangono entusiasti nel sentire che oltre al curriculum inviato sono stato preso ad un Master validissimo quale quello in tecnologie farmaceutiche ed attività regolatorie.

La proposta mi lascia però allucinato. Pochi soldi al mese. Borsa che al netto delle ritenute, delle spese di previdenza sociale di chi è iscritto al nostro albo e del pagamento a mio carico di una assicurazione sulla vita, praticamente mi consente di portare a casa...600 euro al mese.
Per un anno, con un contratto, anzi no, una borsa di studio, che può essere rinnovata per 1,2,3 anni, restando precario e raccogliendo zero.

Questo è il futuro di chi arriva primo e di chi crede nel lavoro di ricerca?
Ma che cazzo, perché me ne devo andare all'estero?

Ragazzi, 600 euro.
E poi sciopera chi prende 1200 euro al mese.

Tanto a chi interessa uno sciopero di noi ricercatori?
A chi?

Italia, te voio ben, ma mi sento preso per il culo da chi i sogni che prendo in un anno li fa con una tradata in borsa da cinque minuti, facendo una banalissima compravendita d'un titolo.

Bravi. E' così che si cresce.
Laureandosi, studiando, facendo specializzazioni, pagando, lavorando per capire ciò che di buono può essere creato.

Mi sa che mi tocca restare dove sono.

Grazie ai parassiti che ci sfruttano.
Grazie.

il peso della MERDA

Beh, sto rincorrendo ancora la mia persona.
Ho oramai lasciato alle spalle l'episodio che ha invaso il mio LIBERO PENSARE,
incontaminato dalle imposizioni della vita.

Ragazzi, vi siete mai svegliati da un incubo quando oramai pensavate non avrebbe mai avuto fine?
Mi sono svegliato già da parecchio da questo incubo, ma ho voluto assicurarmi di non avere la minima probabilità di cadere nell'oscurità della voracità d'un sonno debilitante prima di dire al mondo che sono sveglio.

Beh. Ci si sente liberi quando ci si sveglia. Liberi più che mai. Ancor più del periodo che aveva preceduto la caduta nel buio stesso, quel periodo in cui avevamo abbassato la guardia e avevamo evitato di ricordarci allo specchio chi siamo e da dove veniamo.

Ragazzi, l'identità è tutto.
Essere integri e non mescolarsi al branco, ai sentito dire, agli slogan da supermercato di giornalisti e pubblicità, ai modi d'essere d'una società scostumata e priva d'ispirazione d'elevatura morale.

Ora si torna a scrivere.
Ora si torna a pensare.
Ora si torna a creare.
Ora che ci siamo ripuliti da tutta quella merda possiamo tornare a sfidare la vita.