venerdì 26 giugno 2009

Per Michael Jackson.

Come tutti abbiamo una tendenza spontanea a non credere ad avvenimenti tragici che ci toccano.
Uno di questi è la morte di Michael Jackson che testimonia il potere della trasmissione di sentimenti attraverso forme più o meno indirette.
Posso descrivere come mi sento accomunando il mio stato d'animo a chissà quante altre persone; posso descrivere il personaggio;
cosa rappresenta per me e cos'era e sarà sempre per il mondo.

Michale Jackson ci ha accompagnato con la musica, con le tendenza, con l'arte del personaggio che sa distinguersi da tutti gli altri con la forza della sola classe cristallina.
Michael Jackson ha condizionato pagine della nostra vita e ci porta indietro nel tempo.
Quanti ricordi possiamo associare alle sue canzoni?

Mi sono perso in quelle forme di personalità multipla ed in quell'essenza dalle mille sembianze in grado di darci speranza.
Mi ha donato la voglia di essere sè stessi ed essere quindi in grado di portare alla luce l'artista in noi stessi attraverso il coraggio.
Quel coraggio che manca a chissà quante persone e che conducono esistenze e non vite vissute.

Il talento, il coraggio, la voglia di andare oltre e la capacità di voltarsi indietro e capire.

Michael Jackson mi ha condizionato la vita. Da vivo. E ancora me la condizionerà, da morto.

sabato 25 aprile 2009

La vita è un terremoto

Oggi è un sabato festivo di sole di primavera inoltrata.
Temperatura nella norma. Il mondo segue i disegni divini o casuali a seconda delle speranze, dei punti di vista, genetici, ed ambientali dell'individuo. Dall'ultimo post sono accadute nuove stragi, calamità naturali, nuove morti, atroci o meno, nuove ingiustizie.
Nell'ultimo periodo nuove vite sono fiorite e semi di speranza hanno iniziato a crescere dentro alcuni di noi.
Alcuni sogni si realizzeranno e nuovi incubi torneranno ad emergere o compariranno per la prima volta con l'usuale effetto sorpresa tipico delle comparse in flagrante, stile horror show.
Continua l'andamento della realtà, una percezione altalenante, perpetua di vita e morte. Morte come negazione della vita talvolta; morte come rafforzamento della vita altrui in altre situazioni.

Qualche lettore starà dicendo "e menomale che fa bel tempo mentre scrive"...:-)

La vita è poesia.
Ogni cosa.
Peccato s'intromettano quegli incubi mortali che inducono molte vittime a non sognare più.

Mi sento vecchiotto.
alcune opportunità lavorative sento che non posso più coglierle.
Ed ho 29 anni.
E sto ancora studiando per raccogliere titoli.
Vedo intorno a me amici scalfire la propria vita attorno ad una definizione che perseguono perché innata.
Intorno a tutte queste certezze ho radicato un modo di pensare che via via è diventato sempre meno aspro e più definito. E' il prezzo della saggezza diranno gli ottimisti.
E' il prezzo della vecchiaia e dell'essere rincoglioniti dico io.

Completo incompleto. Purtroppo quelle vite definite perdono di senso dentro il modo di pensare.
Peccherei d'ipocrisia costruendone una seguendo i canoni estetici che mi metterebbero al riparo da una ricerca che non terminerà mai.
Ma i personaggi reali invecchiano allo stesso modo in cui quelli nei videogiochi esauriscono lle tacche energetiche.

Queste solo riflessioni teoriche d'un sabato pomeriggio.
Attorno a me, il sole, il silenzio, l'ombra, la quiete, la musica.
Un cane dorme. Ignaro del fatto che sono gli ultimi suoi giorni per il fatto che un cancro ai polmoni esteso, che ha già completamente ostruito un bronco, si sta propagando in modo inarrestabile per il suo corpicino. cortisone, tramadolo e aciclovir in via sperimentale cercano di rallentare l'espandersi della macchia malefica. Il tempo si può solo rallentare, sancisce la relatività, ed allora anche i farmaci si adeguano.

La tv è spenta.
Il lampadario pure.
Tutto è immobile.
La terra ruota e non si fanno sentire le scosse d'assestamento che hanno esaltato il male della mafia edilizia in Abruzzo sotto le scosse d'un incolpevole terremoto assassino.

Signori, questa è la vita.

martedì 3 marzo 2009

Nulla

A leggere i post di 3-4 mesi fa, incentrati su di un rapporto e di un sentimento che non mi appartiene più in alcun modo mi verrebbe da eliminare ogni cosa.

Andrebbero eliminate certe immagini ma non ho il tempo e la voglia.

Ma in sin dei conti è stato un abbaglio che ha portato nella mia vita consiglio ed esperienza. Oltre alla pazienza di gestire una situazione sfavorevole.

E' per questo che non elimino. Quelle parole non mi appartengono più, ma si sono scontrate in un preciso punto dell'universo con il mio sentiero. E mantengo il ricordo di quello scontro.

I miei interessi sono tornati quelli di tempo fa e sto lavorando veramente e concretamente tanto per ottenere tutto ciò che ho in mente.

In sin dei conti l'amore è legato al tempo e lo scorrere del tempo scioglie e chiarisce. Lascia quel che di vero c'era. In quel caso nulla.

domenica 1 marzo 2009

Sfide

E', come sempre, il momento di grandi sfide. Scostarle vuol dire non essere all'altezza e mi riddurrebbe al livello ancor più basso di colui che le accetta e sopperisce alle stesse.
Ma le sfide fanno paura.
E la paura crea timore.
Ed il timore fa paura.
E via dicendo.
Scosto la paura e mi metto a ragionare.
E' per ciò che sto lasciando, tutte le certezze, una dopo l'altra, che lì'altro giorno ho scritto la riflessione su come trovo differente e diversa la mia famiglia.
Guardo la quotidianità con occhi differenti perché sento che mi sto allontanando da essa.
Sto progettando il mio futuro in modo articolato e senza punti di riferimento.
Solo la mia cultura ed il mio impegno.
E' come salire una rampa di scale che porta in fretta ad un piano dal quale si può osservare tutta una città.
Guardo giù e mi guardo indietro e da basso e vedo ricordi che fanno venire le vertigini da quella rampa di scale di cui vi parlo.

Ma devo continuare a salire. E' solo che non solo quale sia il mio valore.
Mi fa paura volerlo saggiare sino in fondo.
Ma che uomo sarei se volessi farlo diversamente?
Devo ancora trovare tutto me stesso, devo ancora costruirmi ed ho voglia di fare in fretta, di cambiare e raggiungere un equilibrio con me stesso in grado di rendermi felice.

venerdì 27 febbraio 2009

I genitori

Un viaggio lunghissimo, la solita giornata di Master.
Ritorno a tarda sera. Sono stanchissimo.
Vedo i miei e penso alla casa tanti anni fa, a come sono cambiate le cose, i ruoli, ai tempi andati.
Vedi tuo padre stanco ed invecchiato, tua madre che ti vede con occhi sbiaditi e ti riimmagina piccolo piccolo, incapace di non temere che il mondo esterno possa aggredire quel figlio che non riesce a vedere adulto.
Scorgi che vecchie abitudini sono diventati ricordi e che le tue passioni ed il tuo lavoro non possono essere condivisi, se non attraverso racconti superficiali ed approssimati che non destano alcun interesse se non quello dovuto della buona educazione

Penso al passato, al presente e mi chiedo come sarà il futuro e se avrò nostalgia quando riassapererò questo momento preciso, che in qualche posto ed in qualche luogo è già diventato passato.

mercoledì 25 febbraio 2009

C'è una decisione che domani devo prendere.
Soldi da una parte, maggiori prospettive ma anche maggiori incertezze dall'altra.
Che fare?
Stare attaccati ancora per qualche mese al guadagno?

lunedì 16 febbraio 2009

La fine di un'esperienza

Una nuova stagione

Vi siete mai trovati nella situazione di lasciare il vostro posto di lavoro, dopo averlo visto come una casa, dopo aver conosciuto tutte le persone che piano piano si sono affezionate a voi e, dietro la maschera di professionalità, viceversa?

Mi sono affezionato al luogo e penso a quanto in un arco temporale così relativamente breve sia cambiata radicalmente la mia vita ed il mio modo di essere.

Mi sono affezionato ai ricordi, ai volti, alle immagini del Corso, ad ogni vissuto che rispecchia la mia anima.

Mi sono perso e ritrovato in questo sentiero della vita. Un sentiero breve ed intenso che credo che ricorderò sempre veramente e che altrettanto onestamente osserverò da chissà quante visuali.

Sai, capisco i vecchi ed i pensionati, che lasciano lì, sul selciato, una parte di sè e della propria vita, una grande parte, per una azienda che magari un giorno ti scarta esattamente come ti aveva scelto. 

Io me ne vado. A testa alta.

Me ne vado rinunciando ad una immagine del futuro troppo definitiva e statica, che non credo mi appartenga. Non credo di scostarmi molto da ciò che sento se dico che preferisco cercare, cercare e cercare ancora per piangere o ridere grazie a sentimenti che ancora mi mettono la pelle d'oca e che mi fanno assaporare, gustarmi e sudare le vecchie mille lire per una pallina di gelato.
Lo so che sembra un paradosso eppure è tutto più vero lontano dalle maschere che ogni giorno, senza coscienza, indissiamo e che ci allontanano irrimediabilmente da noi stessi, coperti da quel mare di merda che ci pervade tra inutilità fatte di niente.

Sono arrivato per 700 euro al mese, poi 1200, poi 1250, poi 1300, poi 1600, poi 1700, poi 1800 e poi ho superato i 2000 e poi le promesse per 2300, 2400, 2500 euro. con tredicesima, quattordicesima e l'entrata con lo 0,1% nella società.
Ma siamo matti? Cosa diventa così?
La cosa che so è che rischio di diventare quel che non sono.
E quindi addio.
Mi prendo il posto semplice, semplice di ricerca a 700 euro al mese, in un luogo fantastico, mentre porto a termine anche quest'avventura del master.
Torno a valorizzare anche quei cinque euro che avevano perso valore nel mio credo, ad integrare la mia vita raccogliendo spiccioli con talenti splendidi quali chitarra, blues e scrittura.
Lascio che mi pervada d'amore ogni cosa semplice sperando d'offrire un sorriso alla persona semplice che vorrà strapparmelo e che avrà voglia di coglierlo.

Rinizio da capo con splendidi ricordi d'un 2008 splendido. ma questo vale solo per chi sà cogliere il lato migliore della vita. ne abbiamo una sola.

Cuba, scrittura, sogni, desideri, speranze, attendentemi e trascinatemi con la vostra forza lontano dalla monotonia d'un animo che non sa più piangere e ridere.

mercoledì 11 febbraio 2009

Parassiti. I ricercatori che fanno la fame.

Ragazzi il futuro di ricerca qui in Italia fa schifo.
Allora. Un bando, un concorso, un esame.
Una borsa di studio disponibile.
Partecipo.
Me la aggiudico.

Ieri mi contattano per fare parte d'un comitato etico per il controllo delle sperimentazioni da parte delle industrie farmaceutiche. Gestione delle attività regolatorie e della legislazione farmaceutica valutando tutte le norme inerenti alla buona fabbricazione.

Non mi par vero.

Oggi vado al colloquio. All'ospedale sito a pochi passi da casa.

Vado dopo il lavoro con l'emozione del novellino, col sorriso sulla bocca.
Entro. Luogo splendido, straprofessionale, tutti in camice, provette che girano tra un laboratorio e l'altro, organizzazione, pulizia, lavoro dietro ad un progetto di ricerca importante, quale la sicurezza di tutti gli studi clinici che permettono ad una molecola di diventare farmaco.
Un iter difficoltoso e lunghissimo, che quasi sempre si schianta dietro i rigori richiesti prima di arrivare a destinazione.

Rimangono entusiasti nel sentire che oltre al curriculum inviato sono stato preso ad un Master validissimo quale quello in tecnologie farmaceutiche ed attività regolatorie.

La proposta mi lascia però allucinato. Pochi soldi al mese. Borsa che al netto delle ritenute, delle spese di previdenza sociale di chi è iscritto al nostro albo e del pagamento a mio carico di una assicurazione sulla vita, praticamente mi consente di portare a casa...600 euro al mese.
Per un anno, con un contratto, anzi no, una borsa di studio, che può essere rinnovata per 1,2,3 anni, restando precario e raccogliendo zero.

Questo è il futuro di chi arriva primo e di chi crede nel lavoro di ricerca?
Ma che cazzo, perché me ne devo andare all'estero?

Ragazzi, 600 euro.
E poi sciopera chi prende 1200 euro al mese.

Tanto a chi interessa uno sciopero di noi ricercatori?
A chi?

Italia, te voio ben, ma mi sento preso per il culo da chi i sogni che prendo in un anno li fa con una tradata in borsa da cinque minuti, facendo una banalissima compravendita d'un titolo.

Bravi. E' così che si cresce.
Laureandosi, studiando, facendo specializzazioni, pagando, lavorando per capire ciò che di buono può essere creato.

Mi sa che mi tocca restare dove sono.

Grazie ai parassiti che ci sfruttano.
Grazie.

il peso della MERDA

Beh, sto rincorrendo ancora la mia persona.
Ho oramai lasciato alle spalle l'episodio che ha invaso il mio LIBERO PENSARE,
incontaminato dalle imposizioni della vita.

Ragazzi, vi siete mai svegliati da un incubo quando oramai pensavate non avrebbe mai avuto fine?
Mi sono svegliato già da parecchio da questo incubo, ma ho voluto assicurarmi di non avere la minima probabilità di cadere nell'oscurità della voracità d'un sonno debilitante prima di dire al mondo che sono sveglio.

Beh. Ci si sente liberi quando ci si sveglia. Liberi più che mai. Ancor più del periodo che aveva preceduto la caduta nel buio stesso, quel periodo in cui avevamo abbassato la guardia e avevamo evitato di ricordarci allo specchio chi siamo e da dove veniamo.

Ragazzi, l'identità è tutto.
Essere integri e non mescolarsi al branco, ai sentito dire, agli slogan da supermercato di giornalisti e pubblicità, ai modi d'essere d'una società scostumata e priva d'ispirazione d'elevatura morale.

Ora si torna a scrivere.
Ora si torna a pensare.
Ora si torna a creare.
Ora che ci siamo ripuliti da tutta quella merda possiamo tornare a sfidare la vita.

giovedì 29 gennaio 2009

Arriva il giorno in cui..

Con la tenacia, la lealtà e l'onestà verso sè stessi e gli altri si risolve tutto.
Il luogo in cui lavoro si è ripulito e non è più luogo di gente beffarda, subdola e snob. Ci sono persone vere e quel che conta è che c'è tanto affetto e si lavora sulla basa di conoscenze scientifiche solide.
Questo ha portato anche a benefici economici che sotto la mia responsabilità non fanno altro che testimoniare quanto il mio lavoro abbia portato risultati insperati.
Quando guardiamo nelle casse ci chiediamo sino a che punto siano meriti mio e dove finiscano i demeriti suoi.
L'importante è che l'immagine reale riaquista i propri connotati e la spazzatura viene riconosciuta piano piano dal puzzo che si lascia dietro.

L'ambiente lavorstivo ed extra è un ambiente che mi rafforza e mi piace, per la maggior parte fatto di gente con cui interagire positivamente.
Le sfide sono solo all'inizio, visto anche il recentissimo passaggio di proprietà.

Io proseguo nella formazione professionale e sto ottenendo risultati che mi gratificano.

Ovvio che è, ad ora, ripugnante il sol pensiero d'aver avuto un pensiero di quel tipo.
C'è chi usa e riusa, illude e plagia la bontà distorgendo in nome d'una apparente purezza: ma il buono non è coglione e comprende. Non mi è mai interessato nulla ma il verbo diffuso è solo pura invenzione diffamatoria.
Le esche e la zizzania sono presenti nella vita di qualunque persona.


I knew a girl
Her name was truth
She was a horrible liar.

She couldnt spend one day alone
But she couldnt be satisfied.

So tell me why,the first to ask,is the last to give,everytime
What you say and do not mean
Follow too close behind

mercoledì 28 gennaio 2009

Questo splendido, meraviglioso mondo.

Sono accadute tante cose. Non è corretto narrarle. Lascio che gli eventi scorrano.

Ho notato che l'interazione e le intenzioni non sono tutto.
Fraintendersi è all'ordine del giorno e la conseguente, inevitabile, cocente delusione è il lato amaro della vita.
Si è tutti sulla stessa barca, navighiamo a volta controcorrente l'uno con l'altro. Si galleggia sino a quando il peso non pende tutto da una parte sola o fino all'arrivo d'una tempesta in cui la collaborazione è basilare. Poi si diventa naufraghi. E la consapevolezza arriva con la perdita d'ogni cosa.

When you have everything,
You have everything to lose


Eppure facciamo tutti parte di questo splendido meraviglioso [INCREDIBILE]mondo. Uno unico. Uno unico in cui si intrecciano con dinamiche ignote e variabili infinite i mondi virtuali di ognuno. Mondi reali dai quali dipendiamo e che vediamo, ma che sono solo visioni.

Theres so many different worlds
So many differents suns
And we have just one world
But we live in different ones


venerdì 2 gennaio 2009

Me ne vado

Uno scrigno che volevo custodire fuori da tutto il resto in nome d'una sincerità che non avrei violato per nulla al mondo.

giovedì 1 gennaio 2009

Epilogo

Questo blog è come la mia camera. Un luogo in cui, credi e passioni si sono fuse con i miei ideali.
Una rappresentazione. Una prospettiva. Un punto di vista.
Una vita semplice, una luce ad illuminarla. Manca una persona a completarne il quadro.
Ho lottato, ho scritto e ho pensato in questa semplice verità di una anonima rete.

Tornerò a spegnere la luce.

lunedì 29 dicembre 2008

Saluti temporanei

Non arrendetevi Voi, cari Lettori, perché la felicità potrebbe essere dietro l'angolo. Però afferratela.
Lasciate, se posso permettermi di darvi un "consiglio", che sia l'altruismo a guidare le vostre scelte.
Vivete pagine di vita indimenticabili, continuate a correre nello sfogliare le pagine, ma fermatevi e battetevi quando incontrerete quella giusta. E lottate, e lasciate siano la giustizia e l'amore ad alimentare le vostre forze e convinzioni.
Lasciate sia quella pagina a dare un senso alla vostra vita e a riempirvela. Potreste trovarvi privi della vita stessa se qualcuno ve la nega, bisogna correre questo rischio, ma portate rispetto per il contenuto racchiuso in quel vostro scrigno.

Cercate di comprendere solo questo amici.


domenica 28 dicembre 2008

Epoca della disillusione

C'è un fatto nella mia vita.
La desidero. E nella natura umana, chi desidera, "vuole". Si "Vuole" perché si necessita del desiderio stesso e del valore intrinseco allo stesso. Non so se sia un processo mentale di derivazione chimica questo meccanismo di desiderio-necessità-volontà. A volta si afferma che amare implica più la mancanza dell'oggetto in questione che della sua stessa presenza.
Diciamo che sovente ci si accorge di qualcuno proprio quando la sua presenza viene a mancare. E' allora che si nota la personalità in ogni rappresentazione. E' allora che prendono forma e parola, il silenzio, le affermazioni non dette, il supporto e l'amore concepito tra l'indifferenza.

L'assunto di Schopenhauer è che la vita e la verità non possono coesistere perché, se la verità della vita dell'individuo è nel suo essere strumento della conservazione della specie, l'individuo per vivere deve illudersi, indossando quella maschera che chiama "Io", e quindi fuoriesce dalla verità della sua vita.

E' questo pernsiero che introduce all'epoca della disillusione

Il problema allora, nasce dal fatto che "Io", in prima persona, mi sono tolto con Lei quella maschera ed ora ho perduto quell'"Io" sul quale faceva affidamento l'illusione che mi teneva in vita.

Ora sono rimasto con quella verità di cui parla Schopenhauer, incompatibile con la vita.
Quella verità che per altri filosofi è l'"Inconscio". Ed è sofferenza. E' tragedia. Quella tragedia dinnanzi alla quale l'uomo è colpevole secondo il cristianesimo, o malato secondo la psicanalisi.


Nella pratica filosofica invece non sussistono soluzioni quali la salvezza (cristianesimo) o la guarigione (psicanalisi) ma esiste solo il contenimento del tragico, attraverso la virtù e la conoscenza, cioè attraverso il coraggio di vivere la vita, nonostante le difficoltà e grazie al governo di sè, secondo misura (Kata mètron).

Ciò che mi tiene in vita è quella speranza che nulla è definitivo.
Ma il tempo è inconciliabile con la speranza. Ed è questo uno dei drammi della vita stessa.
Non c'è speranza, non cè nella mia anima quel kata mètron. C'è la sua assenza a coprire il tempo.

Qualcuno ha posto un bicchiere di vetro sopra la mia candela. L'ossigeno si sta esaurendo ed io sto soffocando.
Lei non è solo il mio mondo ma è anche parte di quegli elementi naturali che ci tengono in vita su questo stesso mondo.

venerdì 26 dicembre 2008

Punti di vista.

"A parte poche eccezioni, al mondo tutti, uomini e animali, lavorano con tutte le forze, con ogni sforzo, dal mattino alla sera solo per continuare ad esistere: e non vale assolutamente la pena di continuare ad esistere; inoltre dopo un certo tempo tutti finiscono. È un affare che non copre le spese"

giovedì 25 dicembre 2008

Felice Natale


Felice Natale per chi già sa che sarà l'ennesima giornata dura.
Felice Natale a chi oggi dovrà cercare di sopravvivere, senza neppur conoscere il senso del superfluo.
Felice Natale di cuore a tutti ed all'altruismo sepolto da montagne di regali inutili ed esagerazioni lampanti.

Il flebile silenzio che dobbiamo rompere per vivere, le circostanze coronate perché un senso è d'obbligo.

mercoledì 24 dicembre 2008

Noi abbiamo già avuto a sufficienza




Osservo.
Cosa? La vita.
Lo scorrere della vita.

Questa è il video d'una canzone bellissima. Censurata sulle tv e nelle radio per via dei contenuti e delle immagini che condannano un atto criminale quale la guerra.


La nostra vita è basata su di equilibri di cui non siamo singolarmente responsabili, ma ai quali neppure ci opponiamo. Li alimentiamo nel nostro piccolo, semplicemente perché andarci contro è impossibile. Chi sono i responsabili? tutti e nessuno. Tutti come facenti parte d'un mondo che condanna secondo il proprio stile di vita, e nessuno perché in fin dei conti noi siamo nulla. tutti perché é nostro destino farne parte e nessuno perché non siamo abbastanza per essere e potere.

Eppure è in questo video che possiamo immedesimarci e confrontarci.
Negli occhi di tutti i protagonisti raccolti in questa sequenza forte d'immagini.
La vita. Quella stessa con la quale ho iniziato questa riflessione. La vita.
Quella bestia fatta di scelte sche scelgono per noi chi siamo. Un gioco di parole.
Eppure è proprio così. Ci svegliamo un giorno e vediamo riflessa un'immagine e sentiamo di non appartenere a quelle sembianze.

Scelte. Vita. Noi.
Quel soldato, quella vittima, quella madre di famiglia, quel giovane.
Quanta disperazione, quante vittima ancora?
Trovo mancanza di comunicazione, mancanza di personalità, mancanza d'amore.
Trovo mancanza di speranza in tutto questo dramma.
Anche nella bestia c'è sensibilità.
Fermarsi. Dire basta, fermarsi e prendere possesso della propria vita per la prima volta. Non ricordare neppure più come si fa e cosa voglia dire. Paura.

Vittime, abusi, ingiustizie, prepotenza, collera, rabbia, guerre.
Cosa ha portato quel dinamitardo a farsi saltare in aria?
E cosa quel bombardiere a sganciare morte sui civili?
E quel soldato a privare delle proprie arti e del proprio futuro quel bimbo sofferente?
Quali traumi devono sopportare menti ancora da plasmare?

Gesù è Natale. Forse non ho più voglia di vivere mi verrebbe da dire.
Forse passo la palla mi prometto.
Signore fammi pensare per gli altri.
Fà si che la mia conoscenza e le mie possibilità possano essere utili ad altri prima che sopraggiunga quella presenza oscura che oramai mi tallona.

Signore, ascoltami.
Tu, illusione o mera speranza di menti troppo fragili in un nulla fatto d'un nulla,
governa gli eventi o smettila immediatamente di maltrattare gli innocenti.
Smettila e finiscila perché non potrò mai più pregarti se continui a permettere tutto ciò.

martedì 23 dicembre 2008

Madre Cara

Stavo per iniziare a scrivere. Sono le 23,05. Un silenzio assordante mi attanagliava. C'è stata un'altra scossa di terremoto. Ho potuto sentirla bene. ero immobile e lo sono rimasto. Non è caduto il mondo. Pensavo fosse la mia testa a girare. La stessa sensazione che mi è accaduta pochi attimi prima di svenire qualche giorno fa.

Segreti. Sempre e solo segreti.

I segreti portano alla dannazione.

Madre mia. Madre cara. Tu, madre biologica. Tu, madre natura. Tu, madre di questo indefinito ed indefinibile creato.
Tu, Madre cara. Mi hai protetto, mi hai insegnato quale fosse la via per non fare dell'uomo un semplice animale governato nelle proprie scelte e decisioni dal solo istinto.

Tu Madre, che mi hai dato la possibilità di conoscere. Che hai permesso che ognuno di noi potesse dare un senso a tutto ciò che siamo.
Tu, cara Madre, che senso ha tutto questo?

Dimmi Madre Cara, perché di tutte queste divisioni.
Dimmi Madre Cara, spiegami perché tutte queste ingiustizie,
dimmi ancora, sii paziente, qual'è il significato di tutto questo male.

Perché non spieghi che un abbraccio può arrivare laddove le barriere negano libertà e pace interiore a popoli interi?
Perché Madre Cara si generano incomprensioni fatte di niente e non poni rimedio?

Madre Cara, io però la fiducia voglio riporla nell'uomo.

Dammi la forza nell'ispirazione per creare, per disegnare il mondo e per potermi stupire.
Perché uccidi tutta questa gente Madre Cara?
Perché ci dai una ragione se essa non è sufficiente a comprendere le tue scelte illogiche?

lunedì 22 dicembre 2008

Vento di Scirocco

Ieri osservavo fuori dal finestrino d'una autovettura. Ho osservato tanta gente tutta uguale, in tutta da sci.
Tanta gente identica, spendere, sorridere, sottostare a canoni sanciti dall'insieme di noi stessi, che si scorporano dando vita ad una entità collettiva, la società, che divora i sogni e le diversità dei singoli.
Osservavo con tristezza la difficoltà nell'opporsi. La gente spesso è ignara, l'unico modo per credere d'essere felice. Credere, questo è l'importante. Non è importante quanto sia vero o meno ciò in cui si crede. L'importante è non spostare mai lo sguardo da un punto fermo in grande di dare stabilità. Chi ha il coraggio di guardare oltre, è perso.
Non che quella gente sia cattiva. Allo stesso modo in cui non lo sono io.
Ma quella gente è sconfitta. E la tristezza è che non puoi spiegarglielo.
Non ti crederebbero mai, perché solo guardare da una prospettiva diversa equivarrebbe a cadere, vacillare nelle contraddizioni implicite della drammaticità della vita.

Sono in balia del vento di Scirocco.

"soffiasse davvero quel vento di scirocco
e arrivasse ogni giorno per spingerci a guardare
dietro alla faccia abusata delle cose,
nei labirinti oscuri della case,
dietro allo specchio segreto d' ogni viso,
dentro di noi..."

giovedì 18 dicembre 2008

Emea

L'Emea mi ha comunicato che sono stato ammesso nella lista trainee. Un lavoro retribuito per 5 mensilità a Londra.
Fosse accaduto un anno fa...
Ho rinunciato. In silenzio. Non voglio nulla che non sia Lei o che sia lontano da Lei.

mercoledì 10 dicembre 2008

Il male


Il male mi attende e mi percuote.
Il male sono Io, me medesimo.
E' tutto buio qui intorno. Sono immerso nell'oscurità.

martedì 2 dicembre 2008

l'Heden

Probabilmente è il periodo più bello e contemporaneamente il più brutto entro cui abbia mai navigato.
Quando si sta volando e si decide d'entrare in una nuvola si sa cosa si sta lasciando, salutiamo il modo in cui abbiamo conosciuto il mondo sino all'attimo prima e ci affidiamo alla speranza d'uscire e di "vedere" e capire.
Non va sempre così, ma ora IO mi trovo dentro quella nuvola.
E' ad onor del vero un periodo d'una drammaticità che non capisco come riesco a sopportare e dove trovo le forze per conviverci quotidianamente da diversi mesi.
I mesi cosa sono diventati ora? Sono diventati pesanti e sono espressione di come il tempo si allontana trasportando con sè quei sogni che non si stanno realizzando.
Ma è anche momento positivo perché riesco a sopravvivere in un momento di disperazione folle, di malinconia struggente che avvolge l'intera giornata e che riconduce ad una realtà terra terra.

Sono stato costretto ad entrare in quella nuvola e non si vede null'altro che un bianco che avvolge. Ci si sente in un tunnel anche se si percepisce dai suoni, dai rumori, dalla variazione dell'intensità della luce tutt'attorno che il mondo va avanti anche senza di noi. Indifferentemente.
Il mondo ci mangia quando vuole in un sol boccone. Non c'è un uomo sulla terra di cui il mondo non possa privarsi.
Questa realtà, rappresentazione dei nostri bisogni, per la quale abbiamo staccato dall'inconscio maturo, un Io puerile che persiste e ancor persiste in una ricerca.

Cari miei queste sono fesserie.

A chi la dò a bere.

Nel 2008 si sono allontanati molti miei sogni, molti interessi puri, molti rapporti veri.
Nel 2008 se ne sono andate tante cose, pezzi di vita che hanno contraddistinto molte mie gioie e molti legami che pensavo fossero invialabili.
Nel 2008 sono cambiato molto, ma il tempo ha fatto si che non diventassi un uomo migliore, ma semplicemente un uomo.
Ed io ritengo che sia l'uomo ad avere molto da invidiare al ragazzino eterno.

E quasi finito il 2008 e continuo a persistere ed a violentarmi in una nube senza ritorno, per la sol speranza di condividere il resto della mia vita con quell'Heden che ho potuto solo sfiorare.

lunedì 20 ottobre 2008

Sono solo APPARENZE

Mi è stato regalato un libro. Un regalo che diventerà sempre più caro.

Strano vedere come ci si attacca a certi oggetti inanimati e renderli simboli e bandiere di stagioni trascorse o episodi di vita particolari.
Forse è un modo di rendere, o meglio, cercare di rendere indelebile quei ricordi cui teniamo, che ci identificano e che mai vorremo veder essere macerati dal tempo.
Vana illusione ahimé.
Possiamo combattere contro i mulini a vento per il gusto di combattere contro le ingiustizie, ma sempre meglio essere consapevoli che il fine non é vincere bensì uscir vincitori da una battaglia comunque già segnata.

Sto descrivendo la mia vita senza volerlo...

Comunque dicevo, questo libro regalatomi riporta una citazione di un altro testo che mi ha colpito.
Tutte quelle apparenze che sono il Dio facile dei tempi moderni sono qui descritte con ironia tragica:

Shrree Rose vedendo che la festa era riuscita perfettamente e che gli invitati ridevano e ballavano si chiese:
"Perché qui tutti si divertono e io no!"
Shrree non sapeva che in quel momento ogni invitato , nessuno escluso, aveva il suo stesso pensiero
.

Clive Blatty.

domenica 19 ottobre 2008

Inverno

E' arrivato l'inverno. Inevitabile, rimandato sin quando non lo si avverte.
Non è possibile rinnegare il gelo che mi scuote,
i brividi che mi assalgono,
il buio fatto di tenebre che mi spaventano per la prima volta,
il mio corpo che si china a dolori fisici, manifestazioni vili dalla causa psicosomatica,
la mia mente turbata ed incline a trovare futuro nella sol sofferenza,
il mio cuore sgretolato da colei che non posso avere,
la mia dignità sepolta da quel che mi rende spaventevole e non accetto.

E' arrivato a tinte nitide e mi ha stretto,
mi ha accolto
e non ho fatto resistenza.

E' tutto come prima ciò che mi circonda.
C'è la gente, gli amici, il paesaggio, vite che si incrociano,
ma a me pare tutto indistinto, in bianco e nero.
Nessuno più ha un nome o un'identità.
E' tutto come prima, ma manca la speranza, la gioia, il desiderio.
E' tutto come prima, ogni cosa è al suo posto ma nulla ha più valore.
Non c'è momento in cui mi possa permettere di stare senza lei.
Perché è lei che voglio.
E' in lei che ho impiegato sin all'ultima goccia della mia vitalità.
E' entrata nella mia vita e ho sentito.
Non c'è bisogno di farsi domande. Nè di cercare risposte.
Sono tutte lì ed avrei dato tutto ciò che pensavo di non riuscire mai a dare.

Vedo la mia vita lì.
L'aspetto lì.
E spero per il futuro, ora, che il mio presente è desolazione.

Questa sera è lunga. Il tempo si è fermato. tic-tac.
Il tempo cessa d'esistere eppure la mia sofferenza tende all'infinito.
E' così oggi, sarà così domani e non mi abbandona mai.
E' un dolore perenne, che si aggrappa e mi trascina nelle tenebre.
Ogni sorriso è un falso volgare della felicità che non mi appartiene,
ogni altro pensiero sottostà a ciò che ha la precedenza
ed è inutile insistere a combattere contro l'indefinibile.
Un astrattismo pervade la mia mente e la maltratta abusando del proprio potere.
Sono in balia di mostri che escono da una nebbia che pervade l'orizzonte.

Sono un'albero spoglio che non ha nulla d'offrire.
Non sono il nido caldo che vorrei essere.

Sono pronto a perire.
L'inverno è arrivato.

giovedì 16 ottobre 2008

Mucca

Quella mucca che mi guarda nell'header della qui presente pagina web è e non è.
E' una foto scattata dal sottoscritto.
E' oramai anni che resto affascinato da quel momento che sono riuscito ad immortalare.

Continuo a vacillare.
Spero di cadere lasciando un buon ricordo.
Vorrei tanto stare a galla e combattere con te. Ma lo farei per te.
Senza te non ha senso alcuno.
E' un conto alla rovescia. so già che la sofferenza avrà la meglio su di me.
E' solo questione di TEMPO.

Astrattismi puerili

Oggi. Terribile rileggere ciò che si è appena scritto con la presunzione d'essere in un presente contemporaneo e ritrovarsi invece in un passato abusato e vittima del tempo trascorso.

Forse sono troppo criptico. Ma è una difesa della propria privacy per i più. Ed una speranza che coloro i quali (ho voglia di scrivere proprio "coloro i quali") le parole sono indirizzate cerchino una propria chiave di lettura e possano trovare la soluzione di cui è all'oscuro lo stesso ideatore del gioco.

All'ora (o allora) scrivo col senso del poi. col senso dell'è stato. Immagino parole già rilette e le vivo da futurista già nel presente.

Sarà.

effettivamente criptico ha una etimologia greca ("nascosto").

Oggi mi sento ("mi sono sentito") stordito, intontito, attonito, frastornato dalla Sua non presenza.
E' come se stamani non mi fossi svegliato. Spero d'essere ancora dentro un incubo, in cui già il svegliarsi e non vedere sarebbe un lieto fine.

E questo annullerebbe il senso del tempo e mi permetterebbe di vincere.

Nei sogni il tempo non ha valore.
Nell'amore il tempo non ha valore.
L'amore non mi è concesso.
Spero tanto di sognare per fuggire via senza una fine già sancita.

venerdì 26 settembre 2008

Un abbaglio

Par difficile raccontare un abbaglio.
Lo si vede per un istante. Lo si intravede soltanto.
E' una percezione.

Difficile tirare somme e bilanci.

It's hard, so hard, letting you go

Or, cara Ragione, caro Ideale, caro Orgoglio, cara Ostinatezza, cara Coerenza,
carissimi tutti,
potete lasciarmi morire della mia Morte.
Potete lasciarmi cullare dalla disperazione,
laddove ogni speranza è andata
e mi sono trovato lungo la strada un'insegna a caratteri cubitali che mi beffeggiava

Carissimi tutti
or potete lasciarmi tracollare.
Mi avete detto di tentare, di insistere
di essere sincero, leale, umile
Mi avete detto di non lasciarmi mai soppraffare laddove sentivo odore d'ingiustizia,
mi avevate detto tante cose ve lo assicuro

Il dovere di lottare per ciò che sentivo dentro, puro e sacro, mi ha stremato.
Posso riposare ora?
Permettetemelo. Vi prego, perchè sono stanco di convivere con la Dannazione.

Ora voglio solo attendere
so cosa mi aspetta e di che cosa invece non avrò mai il diritto.
So a cosa non potò mai osare.
So che ogni mondo ha il proprio mondo e che vi sono livelli che non posso essere affinati

Ho cercato di saltare, di tirar fuori il meglio di me, di toccare l'aspirazione d'una vita.
Ho toccato i miei limiti e sono tornato a terra.
Ma non mi sono dato pervinto, come mi avete insegnato, miei Signori.
Ho persistito esattamente come m'avete detto di fare.
Ho lottato contro un malessere che giorno dopo giorno mi svuotava
privandomi di forze e attanagliandomi nella morsa da cui (me ne rendevo conto sapete?)
non sarebbe poi stato più possibile fuggire.

Ogni mondo ha il proprio mondo. E nel mio mondo la parole fine è definitiva.
L'ho vista scritta quella parola. Ho visto quei caratteri cubitali.
Ho cercato di non curarmene e continuare a fare attenzione solo alla strada, ignorando quel cartello enorme che mi suggeriva ciò a cui sarei andato incontro.
Ma è stato il cartello stesso a scandire quelle parole.

E lì, tra l'arido d'una strada infinita, senza punti di riferimento, mi sono fermato.

Lasciatemi lor signor al mio blues,
perché non ho più la forza d'indossare la maschera in pubblico e non ho nemmeno più la voglia d'incontrare una sol individuo senza di essa.
Lasciate possa crogiolarmi nel blues, con attaccato il peso delle sofferenze di cui vado a raccontare.

Non pretendo che questa sofferenza mi venga cancellata. Neppure le voglio.
Perché mi ha chiarito il mondo.
Mi ha illuminato sulla vita.
Mi ha compeltamente disincantato.
Era tutto come prevedevo. Ho toccato con mano e me ne sono tornato a casa.
L'amore m'aveva quasi convinto a persistere.
Mi aveva suggerito che una qualche felicità esiste.
Avevo trovato ciò che andavo cercando e a me non è consentito toccarlo ed assaporarlo.
Prima, quando tutto questo era solo una visione del mondo potevo narrarla auspicando alla salvezza.
Ora che ho la prova che questo turbine di malessere è la realtà mi lascio andare alla mia natura,
immerso in questo whisky, in queste sostanze che mi alienano e che mi allontanano da ciò che mi ha respinto schifata per le mie sembianze, il mio modo d'essere.
Ho il peso di quelle parole, di quel rifiuto, di quella chiusura.

mercoledì 4 giugno 2008

Dannata libertà

Ho l'imposizione di vivere in una libertà così smisurata,
da sentirmi deturpato nello spirito

A volte mi chiedo se ci sia privazione anche nell'eccesso,
nel vedere dissipare il libero arbitro per un vuoto in idee ed ideali

Libertà come diritto e gestione della stessa come dovere verso gli altri.

Ma libertà, mi chiedo, in nome di cosa? A che prezzo? Perché in varie frome e misure?

Ed è lì che scorgo differenze e disuguaglianze . Ed è lì che m'accorgo della truffa, che intravedo come non sia poi quell'immagine che ci viene presentata.

E' allora che mi è chiaro ed una desolazione m'avvolge.

La libertà ha il proprio prezzo da pagare.
E se non hai da pagare non ti resta che scendere a compromessi con la libertà altrui, raccogliendo servilismo, umiliazione. Mancanza di libertà.

E ti trovi incatenato, disorientato, chiedendoti com'è possibile che tu, circondato da tutte quelle individuali forme di libertà, possa esserne diventato vittima e schiavo.

Basta una brezza di vento per cozzare contro l'alone altrui.
E sentire rumore di vetri infranti. Irrimediabilmente.
Ed il peggio è che non è possibile stabilire una dinamica. Sapere dove sta il torto, dove la ragione. Perché sono queste le regole del gioco e fa parte delle regole non sapere.

Libertà come storpiatura della realtà.

Sempre più offuscata.

Libertà,
mi chiedo se non rimpianga una condizione regolata.
Mi chiedo dove stia.

venerdì 25 aprile 2008

MANI

C'è un'idea di fondo, un insconscio che governa il flusso dei nostri pensieri e delle nostre opinioni?

E' un tranquillo 25 Aprile. Giù in strada, nessun motore azzarda ad una accelerazione rampante. E' quell'ora in cui il sole non imprime più la propria forza. Solo ombre statiche tutt'attorno a segnare una pace tipica di quei luoghi da esodo fuori stagione, quando il mare ancora non è mare e sabbia calda. Sulla tastiera si muovono leste due mani di chi non lavora il puzzo di catena di montaggio o di chi non è segnato da eventi traumatici. Due mani che non conoscono la vita dura, quella dei minatori, di coloro che non hanno un luogo dove poter stare o che sono costretti a spendere il Natale laddove il Natale non ha orami più senso.
Eppure queste mani conoscono e tessono movimenti ritmici, prendono tempo in cerca d'un collegamento logico con il pensiero e sanno soffrire. Le vedo un pò invecchiate, in continua ricerca, talora sofferenti ed irritate, altre entusiaste di rincorrere una sagoma che spesso si dilegua nel buio e rievoca il senso amaro d'una semplic ee modestia illusione.
Sono due mani che rincorrono il mondo reale a loro modo, e si sforzano d'incidere la propria presenza nelle consuete otto ore dei comuni mortali.

Sono due mani che hanno usato penne capaci di dare soddisfazioni a parenti e genitori; sono mani che talora hanno dato una speranza, talora hanno cercato d'imprimere il calore d'un cuore solo, sono mani che hanno cercato un'emozione, dita che hanno sfiorato lineamenti adorati, palmi che hanno accarezzato, polpastrelli che stretti attorno ad un plettro hanno creato note dolci su scale minori che sono state colonne sonore di emozioni forti ed intrise di malinconie, laddove il presente è già passato.
Mani che per qualcuno sono state importanti, imprimendo nelle loro cadenze la personalità d'un anima che così poco sa capire gli altri, ma che vorrebbe dare loro tutto quel che un essere umano sa dare.

Sono mani anonime che ne hanno strette molte altre, sancendo accordi o cercando in un gesto ,consenso o una formale amicizia, forse più imposta che cercata.
Dita sottili, che non sono avvolte da alcun anello e che non hanno identità.
Sono mani che hanno radici visibili, del luogo in cui si vive, ma che rifiutano una restrizione dell'essere su scala geografica, consenzienti dell'origine ignota e di antenati che sono quelli lontani milioni di anni, unici per tanti individui così differenti.

Un abbaino filtra la luce sbiadita proveniente dall'esterno: un angolatura particolare quanto precisa permette a qualche raggio di trovare un modo originale di presentarsi attraverso improbabili rifrazioni. La musica scorre dolce e l'aria immobile è un'amica sempre presente, anche quando la si dimentica e la si ignora.

Un altro giorno scorre tra queste righe.

Agli albori della vita queste mani cercavano di presentarsi al mondo. Sono passati 28 anni e stanno ancora cercando il modo di farlo.

domenica 27 gennaio 2008

Nonosoché

Vorrei avere la franchezza e la lucidità di poterti raccontare quel che sento.
Ma quel che sento in fin dei conti non so cosa sia.
La vita scorre lungo i nostri piedi, gioca a dadi con noi e spendo il tempo in balia di un nonsoché.
Cercare la libertà in una costrizione di base
l'essere liberi di poter constatare la propria entità in un indefinito arbitrario, dove
pensiero, sentimento, ragione, fede, disperazione sono e non sono.

Ma mi aggrappo, consapevole che non ho modo di sottrarmi alle orrende onde che mi travolgono e mi scuotono dentro.
Viviamo in mondi differenti e forse tutto questo soggettivismo ci logora, ci impedisce d'essere felici.
E' una continua violenza, quella dell'onestà, che non mi permette di definire alcunché.
E cara, devo sottrarmi alla presa di posizione, ancora una volta.
Sopportami, te ne prego, ma forse domani sarò io stesso a chiederti il contrario, in questa ricerca del nonsoché, senza fine, senza risposta.
Neppure ho la presunzione di fare domande.
Ma cambierà tutto ancora una volta, disferò e ricostruirò, senza fine.



lunedì 3 dicembre 2007

Al di là

Capita di avere voglia di cambiare. Capita di ricominciare. Capite di partorire sogni, che ci chiamavano ma la loro forza si sgretolava dinnazi alla distanza, in un riecheggio impetente dinnanzi ai nostri limiti.
E così quella luce fonte pura d'energia incontrastata ed incondizionata non può nulla di fronte alla cecità dei nostri occhi.
E così quel bagliore viaggia all'infinito su d'una linea retta o su d'una curvatura, dove il tempo vacilla.
Un giorno vediamo, percepiamo l'energia che ci scalda. E ancor prima ci fermiamo ad ascoltare dando senso a quel che pian piano limita e ci accompagna nell'oblio.
Là, vediamo quel che siamo.
Là riscopriamo la cultura dell'essenza e dell'essenziale, che abbiamo via via smarrito.
Ci accorgiamo di cosa voleva dire sognare. E fa male. Tanto.
Ci accorgiamo che quel che sappiamo delle cose è raccolto in un dizionario anonimo, colmo di cultura magari, e mai così vuoto in sentimento.

Ma quel giorno ne prendiamo atto. Capita. Qualcosa splende ancora, ha sempre brillato. Quella luce non la lasciamo per nulla al mondo.
Quella luce resterà l'obiettivo da inseguire. Lo sò che la distanza che ci separa è da qui all'inifinito, al di là d'ogni confine.
Sulla strada troverò ogni cosa, pagine d'impossibile sino al giorno prima, ma quello è il futuro incontaminato ed io ho smesso di creare barriere tra lui e me.

Vado avanti, al di là dei confini, oltre le distanze, senza ideologie, verso la libertà.
Ecco il mondo che cercavo.

lunedì 19 novembre 2007

Che senso ha?

Me lo sono chiesto stasera. Me lo domando ancor ora che il buio pesto è vorace,
che la notte ha avvunto il sopravvento sulle stesse ombre.
La luna è issata nella volta celeste, ma non si vede,
peggio ancora... Non l'avverto.
Continuo a chiedermelo. Oramai mi chiedo se ha senso chiederselo.
Sembra che l'unica cosa sia capace di pensare, fare, scrivere, sia "chiedere".
Qualcosa non va, non funziona proprio.
Inutile negarlo, perché riecheggia ancor più quando mi sforzo d'oscurlo, mutilarlo, zittirlo.
Quel qualcosa.
E io domando, chiedo, interrogo.
Siate gentile, ditemelo.
Mi siedo.
Ha un effetto cronotropo ed inotropo positivo, come direi ai miei pazienti.
Non avverto il calore che mi circonda, o il freddo,
i piedi duettano ribadendo il tempo.
Non ha senso, è questo il punto.
E non voglio condividere con voi, quel che non ha senso.
Ma perché è drammaticamente così nero, il "tutt'intorno" a quel che non ha un senso?
Quel che non è un senso.
La bottiglia è appena cominciata, ma già sono stanco.
La sigaretta si consuma nella scanalutara del portacenere a fianco.
Qualche sito web, un riproduttore audio, un documento immacolato,
poche lire di connessione, una luce pulsata che non s'illumina.
Penso, chiedo, domande, interrogo.
In realtà sono cose che percepisco.
Non sono argomenti, sono cose. Dannazione sono solo pensieri.
In mezzo a queste parole c'è il senso di quel che non lo ha, e,
forse, dico forse, siate cauti, la luce svolgerà la sua funzione e cambierà lo stato delle COSE.
Allora, perdonami, accadrà il contrario.

"il contrario padrone?" - la interruppe impietrito e spaventato il povero inserviente.

Un sorriso amaro, dietro quelle tonalità vocali amare.

Una flebile luce, proiettava a stento i propri raggi, disegnando sagome sfregiate,
inadeguate.
"o l'opposto".
Un solo istante. L'inserviente fedele non potette mai giurare che il tempo non si fosse fermato.
Forse era arrivato il momento...del contrario.
Il momento in cui non aveva più senso quel che l'aveva.

lunedì 5 novembre 2007

Il titolo sta nel contenuto

Talvolta un pensiero mi annebbia l'Io: sono pazzi gli altri, o sono pazzo io?

Si è un aforisma di Einstein. La grandezza sta tanto nel suo essere scienziato, quanto nella sua inquietudine. L'uno senza l'altro l'avrebbe portato ad essere come tutti gli altri.
Lui si sentiva diverso. Lui lo era.
C'è chi si sforza d'essere diverso, pettinandosi, fingendosi intellettuale ed intelligente, o che si riscopre indossando un maglione di valore.
C'è chi si comporta con naturalezza e lo è. Senza sforza, senza finzioni, senza copertura alcuna.

Il senso comune arriva sino al primo passaggio, quella dell'immediatezza.
Appena si va altro, si esce dalla media. Si arriva a conclusioni che tergiversano dalla realtà percepita nel quotidiano.

Mi riconduco per concludere il ragionamento, chiamiamolo così, ad un altro aforisma del scienziato pazzo.

La prima necessità dell'uomo è il superfluo.

aggiungo. da che mondo e mondo, l'uomo per tamponare le proprie incertezza ha sempre trovato rifugio nella religione (sarà questa la prima necessità? questo il superfluo?). Bella ipocrisia. Bella presunzione quella di certe persone che si dicono religiose, sentenziare verità senza le prove.
Le prove, dicono d'avere le prove. Ah ah.

domenica 28 ottobre 2007

Gira la ruota

Son veri o falsi?
Giaci supina in quell'angolo che chiami il mio buchetto
non ne vuoi sapere di sporgerti oltre la soglia di sicurezza.
Un raggio che attraversa spiovente una fessura della persiana abbassata
illumina una piccola porzione della tua tuta.
Il viso è nascosto da uno scudo di braccia
il corpo è accovacciato, nel desideio di sparire.
Mi fa male tutto questo,
mi ferisce guardare quel che ti hanno fatto,
non ho la forza d'essere ipocrita e dirti che va tutto bene.
Come ti senti?
Come ti sentirai?
Cos'hai provato?
L'irreversibile ha bussato a questa porta stamane
s'è appropriato d'un corpo, ha violato il tuo animo.
Il volto della bestia forse avrà intravisto il tuo sorriso,
il tuo sguardo dolce.
Non ha esitato ad aggredirti,
ha sentito l'odore della preda
e ha disprezzato l'intelligenza riducendo al senso comune della carne.
Sono impietrito, ho paura, non so come comportarmi.
Eri la mia bambolina,
tu adorabile zecca, eri quella dolce metà adorabile,
ch s'ostinava ad amarmi nonostante tutto.
Sai, lo hanno preso,
ma non posso dirti altro,
mi limito a pensare anche questo.
Non posso prometterti nulla in questo schifo di mondo,
non posso consolarti
non posso assicurarti che ti proteggerò perché non posso nasconderti dal mondo reale.
Non posso mentirti su d'un paradiso che c'è e non c'è.
Là fuori ognuno si difende come può.
Col sole alle spalle, qualche persona piange qui fuori in strada; proietta nell'ombra della propria sagoma un lungo rosario. Proferisce parole, parole, solo parole.
Ancora parole.
Vende la propria anima ad un Dio. Loro hanno le redini della verità.
Io la lascio loro, commiserandomi nel pianto di ciò che mi resta, la sincerità.

I POST PRECEDENTI

Ecco, un paio di minuti ed il blog è creato.
Riattacco un pò tutto quel che avevo messo nel precedente.
Nei prossimi giorni vedrò di modificarlo, se ci riesco, visto che non capisco dove stia la bellezza di sottostare ai dogmi dell'HTML.

29 giugno

si si continua così.

E allora e allora. della serie. Oggi mi sento felice. E' il secondo giorno che viaggio sull'onda d'un equilibrio importante.
Più che felice, il termine adatto è sereno.
Tutto è nato ieri mattina quando tornavo da Padova in treno. Stavo guardando i prati verdi, i vigneti, le colline rinvigorite da un clima ne troppo secco nè umido, mentre prendevo alcuni appunti su d'una tematica farmaceutica.
All'improvviso, dietro quell'albero in mezzo all'erba, scorgo un'idea che va subito oltre i pochi ostacoli che spuntano qua e là nel quadro naturalistico. Ora il paesaggio si proietta con forza e vigore all'infinito.
Lo comprendo subito. Mi è venuta l'idea che aspettavo da mesi. L'idea per un nuovo romanzo. Scorgo subito anche particolari che posso disseminare qua e là. E' stranissimo, brancolo nel buio d'una storia, di vite ancora teorizzate e appena nate, eppure ho certezze nascenti anche sui particolari.
Sono un fiume in piena. Da due giorni che ogni minuto libero dedico i pensieri a come combinare il tutto. Anche quando mi sta parlando qualcuno, io con la testa sono altrove.
E poi contaminato da questo buonumore contribuisce il continuo progredire del trader. incredibile come stia andando bene. Economicamente è molto più d'un lavoro e il lato economico è la cosa che cerco per investire poi sui miei sogni, che se non si vogliono lasciare fine a se stessi hanno bisogno da una parte d'essere coltivati col sapere e dall'altra d'essere sorretti finanziariamente.
Il tempo è il solito rompicapo e la difficoltà ed il pericolo maggiore è non saperlo organizzare al meglio. E qui non stiamo andando alla velocità della luce, quindi nessuna possibilità di creare la curvatura spazio-temporale cui parlavo nel post precedente.



27 giugno

limiti, errori, assoluto, religione.

Gesù è stato il primo a parlare d'amore?
Rispondere si, vuol dire non conoscere la storia prima dell'anno 0.
E' stato l'ultimo?
Moltissime persone parlano d'amore.
Prima accadevano ingiustizie e dopo no?
Prima i lebbrosi venivano lapidati, poi gli ebrei messi in fornaci.
E' solo la Chiesa cristiana a reputare Gesù figlio di Dio, o lo stesso personaggio si definiva tale?
Anche lo stesso personaggio si definiva in tal modo.
Gesù è risuscitato?
La storia dice di si.
La storia è narrativa?
Potrebbe essere, intrisa con eventi storici reali.
Gesù potrebbe non essere esistito?
Il condizionale in questo caso rappresenta onestà intellettuale.
Gesù potrebbe essere un'ispirazione ad un personaggio realmente esistito, ornato poi da ritocchi ideologici?
Interpretazione che appoggio.
L'uomo può fare a meno della religione?
Può eccome, ma in genere deve condividere i grandi temi con altri.
Sei informato su quel che dicono i Vangeli?
Eccome, li ho riletti più d'una volta.
Cosa ne pensi?
Validi. Il Cristianesimo è stato un movimento importante, una grande conquista sociale. Gesù, o meglio, il personaggio creato, ritengo non si possa escludere fosse affetto da "pazzia" o qualche forma di delirio, credendosi figlio di Dio. Le probabilità, di chi è razionale (ma razionale coerente col termine) lasciano pochi dubbi a riguardo.
Cosa pensi dell'Islam?
A parte la corrente fondamentalista, spesso disegnata dagli occidentali a proprio piacimento distorcendone il significato (vedi i pessimi libri della Fallaci; consiglio a riguardo Tiziano Terzani indispensabile lettura a riguardo) ritengo abbia degli spunti più credibili.
Già il fatto che Maometto sia storicamente "profeta" e non "figlio di Dio" è qualcosa di più credibile e rispettoso di quel che rappresenta Gesù per i cristiani.
Ed il buddismo?
Beh, il buddismo non è una vera e propria religione. E'più filosofia-religione. E' piuttosto interessante la teoria, piuttosto auspicabile riuscire a praticarla. Il tempo che non c'è, rappresenta un pò la nostra ipocrisia nel credo-non credo. In generale le religioni sono secondo il mio modo di vedere, una mancanza di rispetto a chi si avvicina spiritualmente a Dio, senza cercare di comprenderlo o di tessere intorno una storia. E? ipocrisia per noi umani.
La tua posizione?
Agnosticismo allo stato assoluto, che vuol dire prendo la posizione più umile. L'agnosticismo è il modo di pensare che presuppone che non possano essere affrontati determinati argomentazioni dal momento che l'essere umano ha dei limiti intellettuali che non gli permettono di arrivare a prendere posizione ASSOLUTA.
Comprendere Dio è atto estremo di presunzione e di mancato rispetto. Questo non escluda che io possa avere una mia spiritualità e questo non esclude che io possa capire l'esigenza che sta alla base della religione.

Questo è una sorte di domanda e risposta perché in una discussione con una conoscente, tramite chat (e già questo logora il senso del parlato) abbiamo affrontato alcune importanti tematiche. A mio modo di vedere però sono state affrontate con troppa presunzione. Troppe domande, un filo logico disordinato e nel cercare di rispondere e confrontarsi mi sembra sia sorto un pasticcio d'insieme che ha sfornato ben poco di costruttivo.
Questo a mio modo di vedere. Alcune frasi ("non mi parlare di religione perchè rischio di diventare blasfemo" da una parte e "Madonna mia, ma tu hai proprio il paraocchi...ma che dici?" dall'altra), non sono espressione di cattiveria, ma di reazioni di chi inizia ad incappare in difficoltà nell'esprimere le proprie idee tenendo alto la considerazione verso altre posizioni. Perché ricordo: la stessa persona, io o un lettore qualsiasi, sono "entità" estremamente malleabili, gestita dall'educazione impartita loro. Quindi è bene capire che la propria opinione potrebbe coincidere con la stessa del rivale, a seguito d'un percorso differente. Torno all'ASSOLUTO, che tratterò poi e che per chi ha tempo di leggere, credo valga assolutamente la pena.
I temi affrontati sono belli se si parte con umiltà e con il principio di autodemolizione ammissibile, in altre parole non stare sulla difensiva.
Lasciamo perdere il sistema chat, che ha limiti mostruosi: la mia frase sopra riportata era espressa con ironia e un sorriso, era un'iperbole voluta, ma non è stata colta. La seconda è stata presa troppo sul serio, troppo "letteralmente" dal sottoscritto e contestata.
Ora mi accorgo che l'altra persone stava cercando d'insegnarmi qualcosa, ottima opportunità d'ascolto. Come il solito troppo tardi, come il solito ERRORI, una evidente constatazioni dei propri limiti. Spero che i miei limiti non vengano presi come cattiveria, ma vengano considerati terreno di semina.
Per quello dico che le amicizie sono le cose più belle del mondo, e quelle profonde sono difficili e sfide quotidiane. Perché ci si deve anche far del male per crescere (in senso costruttivo o di rifacimento intendo).
Ma da parte mia, il tema andrà ritoccato e perfezionato. Lampanti alcuni miei limiti in materia. Troppo forte l'influsso di Einstein in tal senso. Anche se lo stesso Einstein nei tempi che precedettero la morte (Einstein era ebreo, non accettava alcun dogma)...ammise" qualcosa mi turba profondamente...qualcosa nei miei calcoli non torna...potrebbe esserci qualcosa". Era profondamente turbato dal fatto che la fisica stessa lasciasse aperta certe cose. La relatività, prima ristretta, poi generale, assolutamente impenetrabile per i neofiti e anche per molti laureati in matematica, ma che toccava quel che distruggeva con la ragione ogni forma di razionalità. "il tempo non è assoluto, ma è relativo, si crea una curvatura spazio-tempo col moto e l'accelerazione...alla velocità della luce il tempo è fermo, non scorre...superare la velocità della luce (impossibile fisicamente) vorrebbe dire...e i buchi neri sono neri perché assorbono la luce...quindi sono cunicoli spazio tempo...". Vedrò d'inserire questo concetto con alcune formule basilari. Certo è che in un terra che viaggia a 10000 Km/secondo, il resto può perdere di significato e pensandoci troppo...insomma bisogna essere preparati a maneggiare argomenti tosti con le dovute precauzioni.


25 giugno

IL BLUES

Stavo ascoltando un brano blues. Mi ha preso per mano e mi ha portato là, sulle rive del Mississippi (si scrive così anche se suona strano, lo dico perché una volta la prof. Del liceo me lo corresse in un tema eliminando la doppia “p” e io la corressi a mia volta…). Note sofferte, che spirano e portano con sé racconti impagabili, testimonianze d’un periodo schiavista. Sono una forma d’arte, che come in ogni sua forma ha dato spazio alla verità, ci ha dato la possibilità di crescere ascoltando le testimonianze intrise di valore storico, canti soffusi e nascosti provenienti dalle colture schiaviste degli stati meridionali degli USA.
Un fenomeno come la schiavitù, l’umiliazione, il lato arcigno dell’uomo, l’insensibilità e la ragione depravati del sentimento e dell’umanità.
A volte, lo capisco, è dura, difficile rendersi conto che la poesia e l’arte altro non sono che rappresentazioni fedeli di sofferenza vera, per quanto lontana dalle nostre vite venga essa percepita. Se non si comprende questa sofferenza alla base, il blues è vuoto. Non è blues. Perché il blues è l’arma con cui si affronta la realtà. E’ un atteggiamento onesto, senza maschere e senza affrontare le difficoltà come farebbe il superuomo di Nietzsche.
Il blues lo proviamo tutti, è la depressione che non ti abbandona mai, lo scoraggiamento che ti pervade nonostante tutto, il sentimento allo stato puro, è sofferenza talora tragedia.
Il blues è improvvisazione, è l’arte di dipingere il mondo con i nostri occhi, di sforzarci a ritrarlo in divenire, senza la presunzione di non cogliere con stupore quel che talora la routine trasforma in grigio e laconico.


Dato che ci sono:


COS'E' IL BLUES?

Cos’è il blues
Sono due parole
Ricamate su quattro accordi
Sono momenti intimi
Sono un ritmo ed una base
E’ l’emozione d’un ricordo
La riflessione tradotta
L’epilogo d’un dramma
L’inizio d’una speranza.
Il blues
È consapevolezza dei limiti
È desiderio di vita disillusa
È voglia d’essere romantici.
Cos’è il blues,
Un suono scordato,
la speranza che una lunghezza d’onda
oltrepassi le barriere corporali ed ideologiche,
un manifesto aperto della propria umanità
la volontà d’essere
un dipinto soffuso e onnisciente
su d’un cartoncino straccio
il blues è
una lotta tra il desiderio di raccontare e il timore d’esser violati
è un segreto
è una bandiera d’accettazione
è la percezione della morte
il battito irrequieto dei nostri limiti
è la belva che aggredisce
è il desiderio d’uno sguardo implacabile e freddo,
seppur senza reazione
è una chitarra, un piano, un numero di battute
il blues,
una storia che si erige sul passato e va dritta là,
un pensiero,
il blues è un catarsi
un pianto sentito e liberatorio,
il blues è il compagno di viaggi che non si vuole gettare
è commiserazione del proprio presente
è l’ironia della sorte
è il destino che non c’è
è l’immagine d’un dio crudele
è la paura che non vi sia un Dio
Il blues è la vita
Quella vera,
il blues, il blues
è il cassetto dei sogni derubato
ma la volontà di sfidare la sorte ed ironizzare la tragedia
senza la pretesa ma con la consapevolezza,
che il vuoto resta vuoto.
E' la volontà di non mentire a sè stessi
siamo noi in un bosco
è l’uomo e la natura
è il rispetto per chi sta al di fuori del nucleo familiare
è un abbraccio, il blues, sentito,
è un abbraccio alla Signora
e dirle un ironico vaffanculo
è l’odio di chi ostenta il proprio essere con il proprio avere.
E’ la forza d’andare avanti,
è l’agnosticismo perpetuo
è la fede nella precarietà
il blues,
è tutto questo il blues?
Sono io il blues,
su d’un prato, mentre piove,
che dedico a te tutto questo,
convivendo con quel male che fa sapere che non sentirai mai.


Storie di vita NON vissuta.

Un corso d’acqua vigoroso

esplode e libera fragranze, profumi, aromi

e con essi inebrianti s’accendono ricordi

di quel giorno;

lo rievoco quasi inconsciamente

lo rivivo perché non mi si lascia altra alternativa

la mia stessa sorte mi spinge proprio là

acqua soggetta a forze travolgenti

eventi che trascinano, senza domande

m’irrigidisco puntando a terra le unghie

m’incurvo, flesso, un arco teso pronto a caricare

non ho scelta

non c’è alternativa che lasciarsi andare

in balia degli eventi

Avevo quella normalità che cercavo

Quella normalità che l’istinto rende comune

Tettoia di conforto nel ventre tempestoso

Me lo ricordo, io

Si, lo rievoco.

Sissignore, tu me lo rievocasti.

La adoravo ma venni spinto via

Rimasi sul ciglio della strada, ad un metro dalla morte

Con occhi lucidi cui fari impazziti amplificavano

Fu il primo accordo, d’una composizione di sofferenza

Gemetti e me ne andai

Ma avevo te,

sissignore avevo ancora te.

Fu un susseguirsi inevitabile di perdite

Le attendevo inerme,

impotente.

Se ne andò lei,

sancì la fine della famiglia,

eliminò quel che insieme al lavoro chiamano sicurezza

ma nessuno poteva proibirmi di amarti ancora.

L’acqua mi trascinò a valle.

Sissignore, tu eri presente,

ancora.

La composizione fu causa o conseguenza

Di quel che accade.

Nella sofferenza mi sento più libero di prima,

forse perché ho te, sissignore.

La mia sempre amata bottiglia di whisky.


…avevo quella normalità che cercavo

Quella normalità che l’istinto rende comune

Tettoia di conforto nel ventre tempestoso dell’anima…



20 giugno

ERRORI

Come il solito, non rileggo neppure (se vi sono errori nel testo, beh, luogo non fu più opportuno che questo), fa parte del blues.

Gli errori,
errare, errante,
aberrante,
odiamo averne a che fare
trovarli sul comodino al risveglio
dover portarseli a letto la sera
farli entrare nei sogni
Gli errori
ah, gli errori.
(che orrori)
Con filosofia li accettiamo
l'ipocrisia li nasconde
ma sono là,
uno spazio oscuro di cui ci priviamo
la vita li stende al sole.
Li vedi
e il primo pensiero è se è possibile fare il bucato
spesso sono un abbaglio,
talora un imprevisto
o spuntano a grappoli
sono l'origine e la fine
sono pestilenza e morte
sono interpretazione bacata
,gli errori non errori
sono detonazione comportamentale
sono punti di partenza
Gli errori,
ah gli errori
(che orrori).
A volte ritornano,
sono l'odore della nostra intimità
sono scelte
sono il rovescio della medaglia,
il prezzo da pagare.
L'errore è
di valutazione,
pratico,
teorico,
strumentale
un intuito con un margine versatile
incomprensione
sentimento e ragione.
sono reversibili o meno.
sono parole,
dette scandite, ribadite, ripetute, riverite
Gli errori sbiaditi ma occorrenti,
di tinte accese, immortali.
Gli errori sono atti
autocritica ribadita o mancata.
Gli errori esistono,
siamo noi, è l'uomo
l'idea, Dio
Dipende,
per quanto tempo l'errore rimane tale?



17 giugno

E DOMANI?

Domani, ore 9, poche ore ancora, poi mi troverò io ed il nemico.
Per sconfiggerlo dovrò dare tutto me stesso, dovrò azzannarmi per rendere costruttivo il desiderio ardente
l'impeto di vincere che si è accumulato.
La ragione e la rabbia,
la voglia imperterrita di non fermarmi troppo qui,
di non sostare.
Questa è solo una tappa, non posso sottostare ai ritmi di Mr Time,
che mi frena accelerando.
Per domani vorrei ricevere il buon auspicio,
vorrei sentire la non indifferenza.
Ma in fin dei conti si sa già come andrà a finire.
E' tutto uno spettacolo, una sceneggiata di pessimo gusto.

LADRI "DEMOCRATICI"

Sono stremato. Sono le 3,45. Avrò da fare per altre due ore. Ma posso reggere con questi ritmi?
Boh, stiamo a vedere.
Stasera uscito dalla biblio alle 00,30, mi fermo pochi minuti in un bar nei pressi dell'aula studio per bere un bicchiere di rosso con una amica.
Un bicchiere di Valpolicella (in un calice sporco) ed un succo. Dei listini (che per legge devono essere visibili!!!) nessuna traccia.
IL proprietario ci fa lo scontrino, paghiamo e colgo senza farci caso che lo scontrino lo ritrae. Io lo prendo ed esco.
Controllo quasi sopprapensiero e vedo che riportava la voce:
totale: 4,50 euro
Annull: -4,50
Importo imponibile: 0.

Capito il furbo che ha fatto? Ha annullato l'importo per non pagare il dovuto...e poi ci lamentiamo che in Italia vi sono troppe tasse...certo fino a quando le evadono tutti tranne i sfigati lavoratori che si fanno il culo e si vedono la retribuzione in busta paga...
conosco molti furbetti liberi professionisti con i loro amichetti commercialisti che di vie di fuga ne conoscono un sacco. Ma qui siamo in Italia e tutto è lecito vero?
Non per me. Sono tornato e ho chiesto al LADRO (perchè di questo si tratta) cosa significasse quello scontrino!
E' diventato rosso, non sapeva cosa dirmi, gli si è letto in faccia la colpa e l'intenzionalità. Poi balbettando ha detto platealmente: "quello scontrino sei sicuro che venga da questo bar?". Che pirla oltre che ladro...c'era il nome del bar nella parte superiore che corrispondeva, ovviamente, a quello in questione :-)
Si è arreso dicendomi che me ne avrebbe subito fatto un altro. Gli ho detto che queste cose non si fanno.

E vabbé.
I soldi, approposito, i soldi oltre ad essere spesi servono anche ad essere donati.
Ci vorrebbe proprio una bella redistribuzione. E parla uno che si fa il culo, studia, lavora in un pub il fine settimana dieci ore a sera (tranne questa settimana particolare) e durante il settimana opera come trader. Ma i soldi sono come il lavoro, alienano...

16 giugno

UN BOH.

Ciò in cui mi diletto generalmente è la prosa; romanzi lunghi più che racconti su trame articolate, ricche in dettagli, rafforzando personaggi.
Il mio sogno è poter fare lo scrittore; mi consuma spesso notti insonni. Metto via del materiale per quando sarà. Lo concilio e lo nascondo a Mr. Time, che mi soffocherebbe in cantilene ironiche, mi provocherebbe incitandomi a lasciar perdere.
A mia volta aggiro le regole imposte, mi ci diverto, vivo appeso ad un filo. Se cado non mi interessa, se ad accogliermi vi saranno diavoletti, angioletti, o nuovi mondi. Non mi interessa proprio, alle domande sconquassate in partenza, alle verità da quattro soldi rispondo con un grande Boh, innervosito forse dall'alone d'ipocrisia e di leggende che ci condiziona. Anche io ne sono condizionato, non è facile uscirne, ma ci provo.
Di poesia non ho mai scritto, ne ho mai sentito la necessità di farlo. I miei romanzi sono piuttosto criptici, so che alcuni punti e riferimenti non potranno mai essere capiti.
Che bello aver la libertà di creare nuovi mondi, nuove storie, vestire personaggi e dare un senso alle loro vite.
E' fantastico.

E' drammatico per un artista non sapere d'esserlo,
ma è proprio la consapevolezza del proprio stato che lo svuoterebbe in contenuti.
Egli non ragiona per luoghi comuni,
non si preoccupa della pazzia perché la conosce e la controlla,
non puzza di moda,
non patteggia e non scende a compromesse;
accentua emozioni, rancori, amori, sentimenti,
lo fa così semplicemente,
per convogliarli in una spirale,
non temendone il risucchio
e farli uscire rifratti, splendenti su d'un muro
un arcobaleno all'orizzonte, che cogli e non cogli,
ma privo del che banale.
Si vocifera, che l'artista non si conosca,
che arda dalla passione e desiderio,
d'un viaggio per l'ignoto,
il cui biglietto unico è l'andata.
Ma anch'egli cerca quel che cercan tutti
più o meno consapevolmente,
l'amore.

NAVIGA

Inutile dire, commentare, fingere.
Gli atteggiamenti, il far capire tacitamente, vai avanti per la tua strada, come probabilmente sempre andrai.
Lascia correre sogni, parole, concetti intrisi di verità; meglio sottostare a quel che definisci sistema,
vero, falso, giusto o sbagliato esso sia.
Lascia che sia la saggezza dell'ingenuità a prevalere,
non si tarda mai a chiamar codardo e sognatore l'immagine in cui una volta, fresca com'eri, ti riconoscevi allo specchio.
Misura l'altezza in base al PIL,
misura il peso in base alla praticità,
Si sa, si sente, l'urlo della tua verità,
così nascosta dalla durezza di cui vai orgogliosa,
così esplicita nelle sue forme rigide, che non conoscono grazia.
Allenati a sopravvivere, ti dimenticherai cosa vuol dire vivere.
Il non si può far altro è certo una scusa,
di non sradicare radici insane,
laddove ormai non giunge più acqua.
Non dirmi che non c'è una strada,
non giurarmi che mancano alternative,
se non disposta a voltarti ed osservare,
se proietti il tuo futuro nella direzione che tu sai.
Quell'unica che tu sai.
L'idrogeno muta in elio, tutto si spegne,
dai tempo al tempo.
Proietta ogni figura, qualsiasi immagine, la luce del presente,
sull'ombra dei tuoi ricordi
Divertiti ad oscurare,
non dare emozione ai comportamenti altrui,
non metterti in gioco,
giovane forse non lo sei mai stata.
Ma resta un pizzico di nostalgia,
bastava così poco a credere nei sogni,
con la caparbietà e l'impegni di chi vuol dar loro consistenza,
ma sei troppo vecchia,
riposa così,
il lavoro,
quello vero,
riposa col muso duro di chi è stato sconfitto dalla vita,
da chi ha pagato un prezzo troppo alto per resistere alla corrente,
di chi non accetta lezioni,
il lavoro, quello vero,
il sistema è una scusa,
atroce verità.
Getta all'aria queste mie parole, sentiti offesa,
dalle il senso solito, lasciale sottostare all'ottica usuale,
sei troppo vecchia,
riposa così,
il lavoro quello vero,
non sono parole.


Voglio precisare che queste righe non sono rivolte a nessuno in particolare; è un'invettiva contro un atteggiamento comune, ma non mi permetterei mai d'addossarlo a persone che conosco o che frequento.

A TE.

Così di getto, senza rileggerla, correggerla, rivederla.
Basta sia sincera.


A volte è controproducente,
non è detto che lo sia, ma potrebbe.
Non è una storia,
non è amicizia,
non è un legame.
Sulla carta non si trova l'indice, presentazione, epilogo.
Un tomo vuoto, pagine bianche, immacolate.
Eppure c'è gioia e sofferenza,
un susseguirsi d'intenti ed emozioni,
un niente che se violato ferisce
un'idea astratta, un pensiero, due parole.
Non è una storia,
non è amicizia,
non è un legame.
Un ritmo in levare,
scivola via in quell'unica direzione
non conosce l'alba
non sbiadisce in un tramonto.
Brilla sempre, unica, in quell'imperfezione
di stella che ancor non è.
Non è una storia,
non è amicizia,
non è un legame.
Troppo presto definire,
troppo facile ridurre,
impossibile rapportare.
Spero che quella magia là nel cielo
sia ancora visibile,
spero che le coordinate siano corrette,
per non averla persa,
per non averla consumata,
non era mia intenzione addormentarmi e smarrirti.
Non è una storia,
né amicizia,
né è un legame.
Ma è cosa autentica,
unica,
splendente.